Premessa:
"Le aziende private che desiderino servirsi di lavoro gratuito devono presentare richiesta all’Ispettorato dei campi (IKL) di Oranienburg (vicino a Berlino). Ne approfittano alcune tra le più grandi imprese nazionali, tra cui la Siemens, la Volkswagen, la Knorr.
Nel 1944 la Bmw impianta nel lager di Flossenbürg uno stabilimento sotterraneo ove si producono motori per mezzi corazzati; nello stesso periodo la filiale tedesca della Ford fa costruire ai detenuti alcuni camion all’interno del campo di Buchenwald.
In breve tempo la produzione delle industrie ha un nuovo impulso e molte aziende, tra cui la Krupp che fabbrica armi, la Siemens e la Gustloff stipulano contratti con le SS per utilizzare il lavoro dei detenuti. Alcune aziende come la IG Farben, massimo cartello chimico del mondo che convertì la sua produzione di coloranti in quella di gas velenosi, farmaci, fertilizzanti e prodotti chimici per lo sforzo bellico, costruiscono delle “succursali” nei campi affinché la produzione venga monitorata dalle SS, altre chiedono un numero limitato di prigionieri da far lavorare fuori, nelle proprie fabbriche, e creano ad hoc dei campi minori per i propri lavoratori-detenuti. Fioriscono così centinaia di sotto-campi vicino ai luoghi di produzione e pian piano si crea una rete di vie di comunicazione atte al servizio dell’economia statale.
L’elenco dei prigionieri utilizzati nelle mansioni più diverse è assai lungo, pur essendo comunque incompleto:
[…] Altri vanno a Treviri per costruire fortificazioni, a Wuppertal per fabbricare componenti dei motori della V2, per costruire una diga, oppure a Magslaw,a circa 30 km da Breslavia, in uno stabilimento della Krupp, per fabbricare siluri, lanciasiluri e componenti per carri armati. Altri ancora sono inviati alla stazione di Norimberga per scaricare tutto il ben di Dio depredato dalla Wehrmacht in Italia, oppure per riparare pantaloni e cappotti lasciati dai morti e destinati ai prigionieri vivi, per scaricare il legname dai vagoni ferroviari a Francoforte sull’Oder, i pacchi postali alla Stettiner Bahnhof di Berlino, il carbone a Monaco, per infornare il pane per i soldati tedeschi in Russia e in Grecia, per lavorare in miniera a Forbach, vicino al confine francese, per svitare i bulloni degli scambi e dei binari eccedenti nelle stazioni bombardate, per fabbricare trasformatori alla Brocks di Berlino, a Mannheim per sgomberare le macerie, a Norimberga in una fabbrica di aeroplani, a Weiden per riparare le carrozze ferroviarie, a Fürstenberg in una fabbrica di armi[1].
Si può dunque dire che non c’è ambito in cui il lavoro dei prigionieri non sia stato utilizzato[2]. La Daimler-Benz, famosa per la produzione della Mercedes, utilizza 80000 italiani ed altri prigionieri stranieri. La Siemens sfrutta il lavoro degli internati di Auschwitz, Ravensbrück, Flossenbürg, Mauthausen, per la produzione di trasmettitori e nel settore delle comunicazioni a distanza. L’esempio più eclatante è quello di Dora, un lager in cui i prigionieri lavorano alla costruzione dei missili V2, chiusi per mesi in gallerie altissime, umide e polverose.
È evidente, dunque, che non c’è industria in Germania che non si sia servita del lavoro dei prigionieri dei campi di concentramento. (fonte: Maria Chiara Laurenti, "L'economia tedesca e il lavoro dei deportati".)
Scusate, ma di che stiamo parlando? Capisco che la giornata della memoria è ciò che più assomiglia ad una passeggiata al buio, bendati, con una pistola puntata alla tempia, su un campo minato. Il minimo passo falso e salti in aria e qualunque cosa tu dica potrà sempre essere usata contro di te. Oggi però è la non giornata della memoria e quindi siamo più liberi di mettere qualche puntino sulle i. O le Umlauten sulle vocali, se preferite.
Mi rendo conto che l'Olocausto, soprattutto da quando viene chiamato Shoah (termine che, intendendo una catastrofe improvvisa, ne esclude purtroppo la innegabile pianificazione), sia un argomento di fatto impronunciabile, un oggetto sempre più astratto, indescrivibile ed intoccabile, un tabu e un totem allo stesso tempo; che di fatto sia divenuto una specie di divinità sul cui altare viene sacrificata la memoria di qualunque altro evento simile che la storia ci ha tramandato e che, accecandoci con la sua "unicità", distoglie l'attenzione da altri eventi in essere che potrebbero malauguratamente eguagliarlo nelle conseguenze.
Purtuttavia, che questa sua sacralità renda intoccabili ed impronunciabili non solo le vittime ma anche i carnefici, come dimostra lo scandalo che sempre più spesso provoca il ricordare chi compì materialmente l'Olocausto, e quale fu la mentalità a produrne quel tipo particolare di capitalismo, a me pare, questo si, catastrofico.
Secondo voi il signor Henry Morgenthau jr., teorizzando la necessità di pastoralizzare la Germania per impedirle di ricominciare a fantasticare in futuro di Quarti e Quinti Reich non aveva, pur proponendone una soluzione senz'altro disumana, inquadrato il problema costituito dal complesso militare-industriale, vero nocciolo della questione tedesca nel novecento?
Perché non si deve dire che è stato un certo modo peculiarmente tedesco di concepire il capitalismo, assieme ad una visione manichea della morale, a degenerare in qualcosa di mostruoso come il lavoro gratuito e schiavistico di cui sopra, per non parlare delle cavie umane a disposizione dell'industria farmaceutica? I "vogliate cortesemente inviarci n° 10 donne" sono scritti nei verbali di Norimberga, per chi ha voglia di trovare questa ed altre testimonianze. Perché non dire che nel profiling del tipico criminale nazista si ritrovano la pedagogia nera luterana e un'idea mercantilista dei rapporti economici?
Come ha scritto oggi Vladimiro Giacché: "Negare il rapporto tra il capitalismo tedesco e il nazismo (campi di sterminio inclusi) è una delle peggiori forme di negazionismo". Proprio Giacchè ci ha raccontato come quel mercantilismo sia stato capace di divorare perfino i suoi figli, in occasione dell'Anschluss della RDT nel 1990. Ed era lo stesso mercantilismo teorizzato nel Septemberprogramm del 1914, passando per il Piano Funk degli anni '30 e terminando, per ora e che vi piaccia o meno, con i vari trattati capestro che regolano l'Eurozona secondo gli interessi economici della Germania e che suddividono nuovamente l'Europa in paesi di serie A e paesi di serie B. Questi ultimi ancora una volta da depredare, questa volta con il ricatto del debito. Il veleno delle vite indegne di essere vissute si è diluito fino agli apparentemente bonari "compiti a casa" ma la sostanza è rimasta pericolosamente la stessa.
Stiamo parlando di evidenze storiche, eppure è bastato questo post di Alberto Bagnai, che ammoniva a riconoscere i segnali del ripetersi di antiche catastrofi, e la relativa discussione sui social, per scatenare le orde dei nefasti germanofili a prescindere nostrani, le cui madri, fin dai tempi della buonanima, sono sempre incinte.
Costoro sono pronti a correggerti e a bacchettarti dicendo che il vero male allora come oggi non furono i tedeschi ma gli inglesi e soprattutto gli americani. Anzi, gli amerikani. Che Hitler non fu altro che la longa manus di Wall Street. Insomma, le larghe intese tra il "Dio stramaledica gli inglesi" e lo "Yankees go home".
Sono essi adoratori degli aspetti più deteriori del carattere tedesco, quelli che lo rendono potenzialmente sociopatico quando il ricorrente tedesco o tedesca di frontiera si trova in mano il cerino per incendiare l'Europa, naturalmente, non certo di Hegel, Kant, Bach o Beethoven. Ammiratori sfegatati di quel carattere rigoroso, autodisciplinante e francamente spietato, purché venga applicato preferibilmente ad altri popoli, quelli destinati ad essere sempre i terroni di qualcuno ma ancor più degli altri. Coloro che questi germanofili hanno imparato a considerare inferiori su commissione, secondo il consumato schema della pseudospeciazione. Non c'è bisogno che aggiunga che i germanofili più accaniti, nowadays, sono i piddini.
Non giriamoci tanto intorno, ciò che ha dato fastidio del post di Bagnai è stato quell'eretico e dolciniano accostamento della "catastrofe" con la Grecia di oggi che ha fatto scattare un doppio allarme: la lesa unicità e la necessità di negare psicoticamente il fatto incontrovertibile che la Germania ci sta riprovando, con altri mezzi, senza i lager, ma con tutta la convinzione possibile di stare facendo la cosa giusta, a dominare l'Europa.
Non parlo il greco ma in un discorso tenuto da Alexis Tsipras l'altro giorno mentre si riferiva alla tragedia del suo popolo, ho riconosciuto il suono della parola καταστροϕή, catastrofe. Infatti questa è l'epoca dell'economia delle catastrofi, applicata secondo ricette ormai collaudate su un popolo dopo l'altro da quarant'anni a questa parte. Per la verità non solo dalla Germania, ma che in Germania trova una tanto insopportabile quanto assurda giustificazione nella pretesa differenza in senso morale tra i popoli. E' un fatto, ma quando la shock economy incontra il rigore luterano, i popoli mediterranei sono popoli morti.
Si comincia con il suddividere il mondo in creditori e debitori, in virtuosi e corrotti, o parassiti, come li definisce il noto omanista Scacciavillani. Poi, quando magari si riesce a far ripagare il proprio incauto credito a terzi fessi, pescandoli sempre tra gli inferiori, si convincono pure questi ultimi di essere per ciò stati ammessi nel club esclusivo dei creditori, così da acquisire devoti maggiordomi per la vita.
Non li sentite i VisiGozi in televisione lamentarsi che "se la Grecia ristruttura il debito ci rimettiamo noi italiani"? L'identificazione non è più solo con l'aggressore ma con il creditore.
Se temiamo similitudini tra lo sfruttamento del lavoro salariato delle famigerate "riforme" da implementare in tutto il continente su diktat tedesco (ma chi ha letto una trentina di anni fa "Faccia da turco" non vi trova niente di nuovo) e quel "lavoro gratuito" nazista da offrire alle industrie private è perché, se avete letto la citazione all'inizio avrete riconosciuto tanti brand famosi, colossi industriali tutt'ora in piena attività. Il fatto che non siano stati spazzati via con ignominia dalla storia assieme alle SS, fu perché solo in minima parte Norimberga sentenziò su di loro, e dimostra che quel complesso militare-industriale colpevole dello sfruttamento di milioni di persone, è rimasto pressoché impunito e lasciato in grado di nuocere ancora. Lo ha fatto in seguito con la Germania Est, lo sta facendo con i paesi della periferia dell'eurozona.
Il carattere criminale del tipo di capitalismo che oggi domina il mondo attraverso l'impero globalizzato a guida delle élite sovranazionali, che è anche figlio del mercantilismo e fu esaltato nel sistema concentrazionario nazista, è stato regolarmente negletto e tenuto nascosto alle coscienze dalla preponderanza, nel dibattito storico, dell'Olocausto. Finché non sarà stato completamente analizzato e messo in luce, senza paura di offendere qualcuno, non potremo riconoscere chi ne sta implementando un tipo nuovo e potenzialmente ancor più genocidario e non potremo quindi liberarci delle sue metastasi presenti e future.
Si comincia con il suddividere il mondo in creditori e debitori, in virtuosi e corrotti, o parassiti, come li definisce il noto omanista Scacciavillani. Poi, quando magari si riesce a far ripagare il proprio incauto credito a terzi fessi, pescandoli sempre tra gli inferiori, si convincono pure questi ultimi di essere per ciò stati ammessi nel club esclusivo dei creditori, così da acquisire devoti maggiordomi per la vita.
Non li sentite i VisiGozi in televisione lamentarsi che "se la Grecia ristruttura il debito ci rimettiamo noi italiani"? L'identificazione non è più solo con l'aggressore ma con il creditore.
Se temiamo similitudini tra lo sfruttamento del lavoro salariato delle famigerate "riforme" da implementare in tutto il continente su diktat tedesco (ma chi ha letto una trentina di anni fa "Faccia da turco" non vi trova niente di nuovo) e quel "lavoro gratuito" nazista da offrire alle industrie private è perché, se avete letto la citazione all'inizio avrete riconosciuto tanti brand famosi, colossi industriali tutt'ora in piena attività. Il fatto che non siano stati spazzati via con ignominia dalla storia assieme alle SS, fu perché solo in minima parte Norimberga sentenziò su di loro, e dimostra che quel complesso militare-industriale colpevole dello sfruttamento di milioni di persone, è rimasto pressoché impunito e lasciato in grado di nuocere ancora. Lo ha fatto in seguito con la Germania Est, lo sta facendo con i paesi della periferia dell'eurozona.
Il carattere criminale del tipo di capitalismo che oggi domina il mondo attraverso l'impero globalizzato a guida delle élite sovranazionali, che è anche figlio del mercantilismo e fu esaltato nel sistema concentrazionario nazista, è stato regolarmente negletto e tenuto nascosto alle coscienze dalla preponderanza, nel dibattito storico, dell'Olocausto. Finché non sarà stato completamente analizzato e messo in luce, senza paura di offendere qualcuno, non potremo riconoscere chi ne sta implementando un tipo nuovo e potenzialmente ancor più genocidario e non potremo quindi liberarci delle sue metastasi presenti e future.
Mi rendo conto che l'Olocausto, soprattutto da quando viene chiamato Shoah … sia divenuto una specie di divinità…
RispondiEliminaDIVINITA' ?!?
O cazzo (emh, orsù!) è la SECONDA in pochi giorni dopo la dimensione RELIGIOSA dell'EURO indicata da quella monella di Marine all'imperatore (vabbé…) nudo dei piddini apuli Minimo D'Alema…
La cosa comincia a diventare spessa… e anche di molto maiala...
Quello che molti non pare abbiano colto è che i proletari tedeschi sono le prime vittime di questo gioco al loro e nostro massacro: loro educati dalle liro élite al razzismo e condannati pertanto all'odio degli altri europei, noi educati dai nostri Gauleiter all'autorazzismo e condannati pertanto al disprezzo degli altri europei. Questo gioco è instabile, dopo la catastrofe i razzisti abbassano la cresta, e poi si ricomincia. Chi lavora a Bruxelles, come Jean Paul Gauzès che ho incontrato a Rouen, ha visto una nettissima soluzione di continuità nell'atteggiamento delle delegazioni tedesche dall'entrata nell'euro in poi. Aveva fatto metabolizzare loro la vergogna...
RispondiEliminaDall'intervista del 25 giugno 2012 di Der Spiegel a Wolfie Schauble:
Elimina"Ma è chiaro che noi volevamo una unione politica, all’epoca, ma non è stata possibile. La Germania sarebbe stata disposta a rinunciare ai suoi poteri a favore di Bruxelles, perché solo attraverso l’Europa avremmo ricevuto una nuova possibilità dopo la seconda guerra mondiale. Ma altri paesi avevano problemi con questa idea, a causa di tradizioni particolari, per esempio, o perché avevano da poco riacquistato la loro autonomia nazionale, dopo la caduta della cortina di ferro. Quindi ci siamo trovati di fronte a una questione fondamentale: introduciamo l’euro senza avere ancora la necessaria unione politica, assumendo che sarà l’euro a portarci più vicini, o dobbiamo abbandonare l’idea?"
Una "nuova possibilità". A pensar male ci si azzecca? Schauble non è abbastanza vecchio per essere stato nazista ma nei fatti lo è lo stesso. Non è strano?
Un libro assolutamente da leggere per capire il carattere tedesco, politico ed economico e' :
RispondiEliminaTower of Basel: The Shadowy History of the Secret Bank that Runs the World di Adam LeBor
Il libro descrive l'oscura storia of Bank for International Settlements nata nel 1930 per facilitare il pagamenti di riparazione della prima guerra mondiale, il suo coinvolgimento nella IIGM e nella formazione dell'euro. Ma principalmente decrive il coinvolgimento e controllo della germania, anche quella nazista, sulla B.I.S. dalla sua nascita ad ora.
recensione:
http://www.nytimes.com/2013/07/21/books/review/tower-of-basel-by-adam-lebor.html?pagewanted=all
In Amazon it. non c'e', ma si trova in quella inglese e solo in lingua inglese.
Visto che viene nominata la Ig Farben....
RispondiEliminahttp://www.reformed-theology.org/html/books/wall_street/chapter_02.htm
Aggiungo nel Cda tedesco chi c'era anche? Inizia con E e finisce con brei(qui basta andare semplicemente su Wikipedia....)
Ti sei mai chiesta perchè gli americani hanno dormito sonni profondi in quel periodo?
Non sono piddino....
Scusa mi sono dimenticato la firma:Gionni Stranguria
EliminaTi prego, lasciamo il complottismo low cost fuori da questa discussione. Perché il complottismo è altro dall'ammettere che esistano progettualità politiche a vantaggio esclusivo dell'élite, che sono sempre esistite.
EliminaAggiungo:l'errore che molti fanno è quello di dividere il mondo in nazioni:la Germania,l'Italia,la Grecia,ecc.
RispondiEliminaSbagliato:sono le Ur Lodges che comandano.Esse sono SOVRANAZIONALI.
In definitiva Hitler era il pupazzetto delle Ur Lodge reazionarie....
Gionni Stranguria
Anche questo tipo di riduzionismo è deteriore. La realtà è assai più complessa.
EliminaRispondo alle tue osservazioni: Le Ur Lodges si accompagnano con un "complesso militare-industriale-finanziario" di supporto.Certo che è complesso.Complottismo? Se ti riferisci alla Ig Farben stai sbagliando.Basta approfondire un attimino.
EliminaCaro Gionni, anch'io sto leggendo Magaldi con interesse, però non è che con il concetto di Ur-Lodge risolvi tutta la problematica del potere. I complessi militari industriali come supporto? Non è che sarà piuttosto il contrario? O non sarà che il meccanismo del do ut des prevede che ciascuno dipenda dall'altro con dinamiche non chiaramente inquadrabili secondo uno schema semplicistico?
EliminaCiao Barbara.Mi piacerebbe capire cosa intendi per potere.Nelle Ur Lodges ci sono banchieri,industriali,economisti,ecc oltre a politici e burocrati vari.La Three Eyes fu fondata da Rockfeller ad esempio.
EliminaE' semplicistico invece ridurre tutto ad una nazione.Draghi è tedesco? E il TTIP?
http://www.grandeoriente-democratico.com/Germania_1933_1938_e_2005_2012_Da_Hitler_alla_Merkel.html
Gionni Stranguria
Il carattere criminale del tipo di capitalismo che oggi domina il mondo attraverso l'impero globalizzato a guida delle élite sovranazionali, che è anche figlio del mercantilismo e fu esaltato nel sistema concentrazionario nazista, è stato regolarmente negletto e tenuto nascosto alle coscienze dalla preponderanza, nel dibattito storico, dell'Olocausto.
RispondiEliminaReally?
Carina la germanica vedetta, ma che pelle scura : Süderand des Caprivizipfels?
RispondiEliminaChe non sia venuto il tempo di gettare nel cestino dell' immondizia "la banalità del male"?
RispondiEliminaBrava Barbara.
RispondiEliminaper approfondire e per qualche dato...dal museo virtuale della deportazione:
http://www.schiavidihitler.it/Pagine_schiavi/chi_sono.htm
Andy
Concordo; infatti ci si riferisce spesso all'Olocausto parlando di "Male assoluto", per segnarne l'unicità. Peccato che, dal punto di vista dello storico, questo non significhi nulla.
RispondiEliminaSe consideriamo l'aggettivo assoluto con il significato generico di "al massimo grado", la definizione non tiene: sia perché la storia dell'umanità è piena di genocidi più o meno sistematici (a seconda del progresso tecnologico più che della volontà dei carnefici), sia perché nulla ci garantisce che il nostro futuro non riservi orrori dello stesso livello o persino peggiori. L'uomo è sempre l'uomo, e niente può essere escluso a priori.
Se, andando oltre, diamo ad "assoluto" il significato etimologico di "sciolto, slegato", allora rischiamo di cadere in un errore ancora peggiore: ciò voler considerare, appunto, l'Olocausto non solo come un unicum storico, ma come qualcosa di slegato dal tempo e dal contesto in cui esso è accaduto. E rischiando di farne "una specie di divinità sul cui altare viene sacrificata la memoria di qualunque altro evento simile che la storia ci ha tramandato", come ha scritto Barbara.
Per evitare, per quel che posso, di cadere in questo errore, mi piacerebbe ricordare un altro genocidio di cui fu protagonista la Germania nei primi anni del Novecento - la Germania imperiale, è il caso di precisarlo, visto che il nazismo sarebbe andato al potere trent'anni più tardi. La stessa Germania imperiale che, in quegli anni, stava mettendo in atto una politica violentemente mercantilistica, tra le cause principali dei successivi decenni di guerre tra gli stati europei (e non solo). Mi riferisco al genocidio del popolo Herero della Namibia, una delle rare colonie tedesche sul continente africano. Contro gli Herero, colpevoli di voler difendere le proprie terre dagli interessi economici dei coloni tedeschi, fu emanato un ordine di sterminio; i più fortunati vennero catturati e uccisi subito, gli altri furono o chiusi in campi di concentramento e costretti al lavoro forzato, oppure, soprattutto donne e bambini, abbandonati nel deserto e lasciati morire di sete. Ci furono sicuramente anche esperimenti condotti sui prigionieri herero da parte di scienziati tedeschi.
In un certo senso il genocidio herero, pur nei numeri ridotti (si fa per dire: si contarono decine di migliaia di morti, anche se a quel che so il numero giusto non è mai stato calcolato - e non credo che sia calcolabile), presenta in sé tutte le caratteristiche dei più famosi genocidi del Novecento: i campi di concentramento che saranno nazisti, le marce nel deserto che si ritrovano nel genocidio degli Armeni, gli esperimenti sui prigionieri di cui si renderanno protagonisti gli stessi nazisti e i giapponesi in Manciuria.
Di "assoluto" nella storia umana non c'è nulla...
A proposito di Herero..
RispondiEliminahttp://www.africareview.com/Special-Reports/-/979182/991416/-/102wvnx/-/index.html
Provo a dire la mia.
RispondiEliminaMi trovo nella condizione di avere anche DNA tedesco nelle vene (all’opposizione: governa DNA italiano che ha la maggioranza); ho ancora numerosi parenti in Germania (anzi: in Baviera) che sento e visito regolarmente; da ormai otto anni lavoro anche quotidianamente con i tedeschi, giro dal Baden all’Assia almeno mensilmente, leggevo anche germanistica quando potevo (quando studiavo; ora non più, purtroppo, e ne risento a tutti i livelli).
Quindi? Posso dire di conoscere la Germania?
Ovviamente no.
Intanto perché la Germania non esiste.
Secondariamente perché, come tutti gli sfortunati come me che hanno limitato tempo per approfondire davvero, mi rendo conto di averne una visione parziale ed aneddotica, basata sulle due-trecento persone che conosco (che provengono da specifiche aree), su un’infarinatura di storia (quella dei libri di storia, tra l’altro), una spolverata di letteratura, qualche conoscenza magari davvero profonda ma molto specifica; musica (ascoltata, si intende, da profano), cucina. Voci. Sapori. Odori. Ricordi di infanzia, modi di fare e di dire a me inusuali e contemporaneamente famigliari, filtrati dalle emozioni e dal velo della memoria.
Ne vedo solo la superficie e neanche tutta, prova ne sia che Anschluss di Vladimiro mi ha aperto un mondo. Che non conoscevo, e me ne vergogno.
Forte della consapevolezza della mia ignoranza mi guardo bene dall’esprimere giudizi (dall’alto di cosa?), come fanno certi personaggi che si atteggiano ad esperti geopolitici dopo un paio di viaggi all’estero, magari senza manco conoscere la lingua, sparando sentenze una più supponente e sbagliata dell’altra (per poi accuratamente cancellarle); atteggiamento che a mio avviso è la quintessenza del vero piddinismo e dal quale tutti i miei strumenti culturali mi spingono a diffidare. Presenti esclusi, ça va sans dire.
Però forse un qualche contributo alla discussione lo posso dare.
Intanto, se intendiamo fare una riflessione sul ‘vivere come poveri’ in Germania, conviene non perdere di vista l’aspetto religioso. I cattolici tedeschi hanno un atteggiamento (mediamente, of course) ‘vivi la vita adesso ed ora’ anche più colorito di quello di tanti miei connazionali; il protestante tedesco è invece decisamente più incline a vendere tutte e quattro le patate e a digiunare. Quest’ultimo assomiglia molto di più ad un olandese, per esempio, che ad un bavarese cattolico. Forse il protestantesimo ha avuto presa in Germania per fattori genetici innati, anche legati alla selezione naturale legata ad un clima meno mite rispetto al nostro e alla scarsità di risorse delle oscure foreste mitteleuropee? Oppure è il protestantesimo che, come fattore culturale di selezione naturale, ha spinto in una certa direzione l’evoluzione? Probabilmente entrambe le cose, forse nessuna; sta di fatto che distinguere fattori genetici e culturali è spesso complicato. Non mi ci avventurerei a cuor leggero.
Secondariamente, trovo un’opinione pubblica meglio informata (mediamente e limitatamente alla mia personale esperienza) sui drammatici effetti della moneta unica. Praticamente tutti sono favorevoli ad un’uscita immediata della Grecia dall’euro, e lo erano anche anni fa; tantissimi capiscono meglio e più facilmente di tanti piddini nostrani gli effetti di cambio e, davanti ad una birra, concordano che la soluzione migliore per l’Italia e per l’Europa sia uno scioglimento controllato dell’eurozona. Per quanto i loro interessi di breve divergano. Sono fortunato, il campione non è rappresentativo? Può darsi. (PARTE 1/2)
uno scollamento tra ‘i tedeschi’ (qualsiasi cosa questo voglia dire) e le loro guide (nomen omen). Dice: ma la Merkel ha preso un plebiscito. Dico: perché invece se votavano SPD cambiava qualcosa. Scherzi a parte: ho l’impressione che il voto tedesco sia un tentativo, più che di schiavizzare consapevolmente gli altri popoli, di autotutelarsi cercando ‘più Germania’ rispetto ad una europa che in fondo temono. Visione miope e di breve? Potrebbe. Sta di fatto che se tutti avessero voglia di autotutelare le proprie nazioni, ad oggi non avremmo di questi problemi.
RispondiEliminaIn tertius, cerchiamo di apprezzare il panorama desolato. Siamo di fronte ad un ‘problema tedesco’? Oppure, stante la situazione contingente di vantaggi comparati, qualsiasi nazione avrebbe agito allo stesso modo? Mi volete dire che inglesi e francesi non approfitterebbero di vantaggi innegabili? Mi volete dire che è un problema di DNA e non di interessi (soldi) contingenti? Mi volete dire che altre nazioni più o meno democratiche e più o meno incensate e supportate acriticamente non hanno compiuto stragi simili, per quanto non evidentemente sufficienti mediaticamente ad organizzare una ‘giornata della memoria’? Mi volete convincere che il problema è tedesco, e non dell’uomo (inteso come essere umano)? Ditemelo. Non vi crederò, e saprò chi siete.
Infine, suggerirei cautela. Sono profondamente convinto che questo blog sia la crema della crema della nostra società civile, raccogliendo personalità a cui affido molta fiducia e spingendo costantemente ad una riflessione profonda che non trovo da nessun’altra parte. Vi sarò eternamente grato. Eppure, leggendo alcuni commenti sia qui che su Tw, vedo ragionamenti che, esulando dal ragionamento sottostante questo articolo, con un salto che ritengo eppure troppo breve riportano (erroneamente rispetto alle intenzioni del blog, ne sono certissimo) il problema ad un più o meno becero antigermanesimo. Che trovo tristemente, più che pericolosamente, simile a quanto spacciato da alcuni piddini, tipicamente i peggiori.
Ripeto: sono certo che non è nelle intenzioni e che ognuno sia responsabile solo di quello che dice, e non di quello interpretato da altri. Ma sono altrettanto abituato a giudicare dai risultati.
Esempi su richiesta.
Sperando di aver costruttivamente stimolato la discussione.
Sempre Vostro,
Federico (Frithu – Rikya)
PARTE (2/2)
La Germania non esiste. Certo, se per Germania intendiamo la "signora bionda che parla tedesco e sta in Germania" (cit. Bagnai) siamo d'accordo. Tuttavia esiste la nazione tedesca e la relativa questione, che si manifesta in una leggerissima tendenza al dominio sugli altri popoli.
EliminaTraggo dall'interessante Septemberprogramm del 1914 citato nel post:
"4. Bisogna arrivare alla fondazione di una associazione economica mitteleuropea mediante comuni convenzioni doganali, con l'inclusione di Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Austria-Ungheria, Polonia ed eventualmente Italia, Svezia e Norvegia. Questa associazione, senza organi direttivi costituzionali comuni, caratterizzata esternamente da parità di diritti tra i suoi membri, ma in effetti sotto direzione tedesca, dovrà stabilire il predominio economico della Germania sull'Europa centrale."
Ti ricorda nulla? Non è finita. cito da Fugazzi:
"Ma il progetto di un’Europa economicamente unita prenderà forma solamente con l’ascesa al potere dei nazisti e soprattutto grazie al pensiero di Walther Funk, braccio destro di Adolf Hitler ed ex ministro per gli affari economici nonché governatore della progenitrice di Bundesbank. A lui è attribuita la paternità del cosiddetto Piano Funk enunciato il 25 luglio 1940 nel discorso “La riorganizzazione economica dell’Europa”. Il piano prevedeva essenzialmente di rendere economicamente autonoma l’Europa prendendo come modello di riferimento la politica nazionalsocialista, adottando su scala continentale il modello tedesco.
Secondo il piano Funk, l’economia della nuova grande area europea avrebbe dovuto comportare la subordinazione dell’apparato produttivo del Vecchio Continente in funzione della supremazia della Germania, con il conseguente trasferimento di strutture e risorse dai Paesi della cosiddetta “periferia” al “centro” dominatore, ossia Berlino. Sempre secondo l’ex braccio destro di Hitler, per consolidare il predominio tedesco si sarebbe resa necessaria la creazione di una nuova moneta filo-germanica, la “moneta generale”, e il graduale livellamento delle normative infra-nazionali mediante la realizzazione di una sorta di “mercato unico”."
E due. Il tre è l'eurozona come la conosciamo, con la signora Merkel che strilla ogni volta che si cerca di redistribuire l'indubbio ed ingiusto vantaggio che il vincolismo monetario dell'euro ha dato alla Germania.
Quindi, di che stiamo parlando, mon cher ami?
Che qualcuno indulga nell'antigermanismo mi dispiace ma è inevitabile. Come è inevitabile che noi terronen ci becchiamo ogni giorno l'accusa di essere straccioni fannulloni mangia pane a tradimento. La Germania moderi cortesemente la sua isteria (qualità psicologica che gli attribuì Istvan Bibò nel suo pregevole testo dedicato alla psicologia delle nazioni) e noi vedremo di non insultarla più.
Ricordo anche la diagnosi di Axel Munthe (medico e psichiatra) riportata da Malaparte in Kaputt (comunque da leggere per avere idea dei tedeschi in guerra)
EliminaMa quanto è prezioso il contributo di un certo James Meade, guarda caso da Cambridge, a distanza di 40 anni...?
RispondiEliminaLa Grecia ha votato le sanzioni contro la Russia
RispondiEliminala notizia qui:
http://www.reuters.com/article/2015/01/29/us-ukraine-crisis-idUSKBN0L22B720150129
Il sogno è stato bello finché è durato.
Ora dimentichiamoci pure di SYRIZA.
vineyardsaker.blogspot.co.nz
Io è da un po' che cerco di porre l'accento su alcuni pensatori "genetisti", tipo R. Dawkins o D. Dennet, (ma altri avevano gettato le basi nei primi decenni del xx° sec.), che hanno sistemato definitivamente(?) quel poco di coscienza che levava una flebile vocina dalle profondità delle elites mondiali che hanno dettato e dettano le linee generali delle politiche economiche mondiali.
RispondiEliminaTutti i nostri, seppur meritevoli, tentativi di porre l'accento sulle politiche sbagliate, e cioè tendenti ad aumentare le sofferenze dei più deboli, non avranno alcun appiglio nelle coscienze dei "privilegiati" tra gli uomini, in quanto i risultati delle loro scelte vanno ad inserirsi in una concezione della realtà che pone queste dinamiche sociali nella "normalità" della natura, uomo compreso.
Il concetto stesso di coscienza, ai loro occhi, risulta farlocco e soggettivo, e quindi non degno di estrema importanza. Fanno scelte "naturali" e così, secondo loro, deve essere.
Qualcuno può dirmi chi, a livello mondiale, sarebbe portatore CREDIBILE, accentratore e coagulatore dei migliori pensatori mondiali dei valori sociali?
Chi sarebbe la "nostra" guida? Chi sta riuscendo a smontare i comandamenti della psicologia evoluzionistica, e lo sta facendo sul palcoscenico del mondo?
Mmmh....mumble mumble.... ...