sabato 31 agosto 2024

RICEVO DA DAN BROWN E VOLENTIERI PUBBLICO






La stolida ripetitività degli slogan dello Stige della propaganda orwelliana nel quale siamo immersi cercando ogni giorno di non dover bere il suo veleno, deve essere rigettata senza pietà. Devono essere sbeffeggiati soprattutto coloro che invece ne trangugiano a boccali, convincendosi che sia acqua di sorgente, perché vogliono ingraziarsi il Potere. E' come se dicessero: "Vedi, siamo dalla tua parte, siamo innocui, trovaci uno strapuntino nell'arca, quando sarà il momento. Non sporchiamo e mangiamo pochissimo. Stiamo lì, buoni buoni, non ci sentirai nemmeno."  
Ecco quindi un divertissement per l'amico Andrea sulla questione "Dan Brown", ma anche una satira contro quei volonterosi antipapalini che praticando l'inerzia attiva stanno agevolando il Precursore e preparano il doppio antipapato turbomodernista.  
"Stefa', l'hai voluto tu."


                                                                                                                          Rye, NH      31 agosto 2024

Egregio Mr. Cionci,

lei si starà domandando il perché di questa mia lettera ma quando avrà terminato di leggerla capirà perché ho sentito il bisogno di contattarla per esprimerle tutta la mia più sincera riconoscenza.

Grazie a lei ho potuto infatti capire da dove provenisse, e finalmente liberarmene, quel fastidioso acufene che mi tormentava da almeno tre anni o forse più, causandomi le pene dell’Inferno di Dante - mi scusi se mi autocito, ma sa, ogni royalty lasciata è persa.

Accenno brevemente all’antefatto per non annoiarla. Da parecchio tempo, le dicevo, ogni mattina mi svegliavo con il fischio di un treno in corsa che mi urlava all’orecchio il mio nome. Questo fenomeno si ripeteva molte volte al giorno e la cosa divenne sempre più insopportabile perché non sentivo più solo il mio nome ma un coro di tante voci piuttosto sguaiate che, oltre a chiamarmi “Daaan! DaanBrown!!”, irridevano i miei libri definendoli “romanzetti”.

Oltre al tormento dell’acufene, iniziai anche ad avere un sogno ricorrente, un incubo piuttosto angoscioso. Ero nell’aula di un tribunale che sembrava quello dell’Inquisizione e c’erano queste figure incappucciate di bianco con delle grandi spade rosse ricamate sul petto che stavano giudicando qualcuno che non riuscivo mai a vedere in volto ma che era accusato di eresia e ingombedenza – non so che significhi, non parlo italiano - mentre io non capivo perché fossi lì come testimone dell’accusa. Il sogno finiva sempre con questo giudice – si chiamava Matteo, o Maffei, non ricordo bene, che intimava all’imputato di confessare di aver scritto “un romanzetto alla Dan Brown” - cosa che mi irritava parecchio, devo dire - e un altro identico all’inquisitore del “Nome della Rosa” del vostro Umberto Eco che, indicandomi, mi gridava in faccia, pieno di rabbia, che se io avevo scritto i miei libri era colpa del concilio, quindi dovevo essere condannato anch’io assieme all’altro imputato. La sentenza di condanna era sempre pronunciata da due eminenze, una vestita di bianco e l’altra di rosso, che tutti riverivano e che chiamavano rispettivamente antipapa e papa ombra, dei quali sembravano avere un sincero terrore. Per fortuna, mentre iniziavano ad accendere la pira per me e quell’altro, riuscivo finalmente a svegliarmi.

Cominciai a credere di aver evocato qualche entità a furia di scrivere di misteri e, diciamolo, di frequentare certi ambientini. Che diamine, pensavo, non sono mica il mio amico Stephen King che sguazza tra clown assassini, hotel infestati e ragazzine possedute; io scrivo di cose serie, di simbologia, di trame sofisticate, ho venduto 200 milioni di copie, mica si scherza.

Orbene, il mio tormento è improvvisamente cessato quando Mary, una mia collaboratrice di origini italiane e avida lettrice dei giornali del suo paese, nonché devota cattolica, un giorno mi fa:

“Mr. Brown, ha letto di questo scrittore italiano che copia i suoi libri? Guardi qui. In questo articolo di un giornale cattolico si parla di una strana storia, di un complotto ai danni di Benedetto XVI, del papa emerito che parlava con un codice criptato e di un giornalista che scopre che papa Francesco non è papa perché riesce a decifrare il codice del vero papa. Lo sa come si intitola il libro di cui parlano? “Codice Ratzinger”.

Perbacco, pensai, allora è vero, come si dice, che quando ti fischiano le orecchie è perché stanno parlando di te. Pensai anche che l’idea del complotto papale non era affatto male ma che se qualcuno mi stava copiando avrei fatto valere i miei diritti. Contattai lo studio Benson, Milton & Morgenstern di New York pregustando una bella causa per violazione di copyright ma il giorno dopo mi chiama Jack Milton e mi dice: “Dan, non ci sarà alcuna causa. C’è effettivamente un giornalista italiano che ha scritto un libro intitolato “Codice Ratzinger” ma non è un romanzo, è un libro di inchiesta giornalistica, è saggistica. Sembra tutto regolare, parla perfino di diritto canonico e come avvocato l’ho trovato molto interessante. Infatti è un best-seller. Te ne sto mandando una copia. Leggilo e fammi sapere.”

Così grazie ad un incubo ed al fischio di un treno ho letto il tuo libro – permettimi di darti del tu, a questo punto. Devo ammettere che sono un po’ invidioso perché la storia che racconti avrebbe potuto effettivamente fare la sua bella figura in un mio romanzo. Peccato però che sia come dice il mio avvocato, una bella inchiesta giornalistica con un bel congegno logico – che dobbiamo a Ratzinger, che racconta la storia di un’usurpazione papale. Mentre lo leggevo riflettevo che la realtà offre sempre spunti migliori di quelli di qualsiasi fantasia di romanziere.

A questo punto devo farti una confessione. E’ già da un bel po’ che sono in pieno crampo dello scrittore; ho pochi stimoli, pochissime idee e stavo perfino pensando, al diavolo i romanzetti alla me stesso, di darmi alla saggistica, pubblicando uno studio su un bell’argomento serio, un saggio corposo e documentato: scientifico insomma. Magari quel progetto che tengo nel cassetto dai tempi dei miei studi seri di crittografia. Penso che lo scriverò davvero. Te lo dedicherò. così potrai avere la tua vendetta e dire che stavolta “Dan Brown ha scritto un saggio all’Andrea Cionci”.

Capisci quindi da dove derivi la mia riconoscenza nei tuoi confronti. Ah, se hai bisogno di un testimone, fammi un fischio (si fa per dire).

Con i miei più cordiali saluti,

tuo

Dan Brown

P.S. Dottor Cionci, sono Mary, la collaboratrice di Mr. Brown. In realtà lui non riesce ad iniziare il nuovo saggio sulla crittografia e quando si arrabbia dice che è colpa di quelli che, per darle addosso, si sono inventati la storia del “romanzo alla Dan Brown”, e che sta pensando di citare per danni.

Però almeno ha ricominciato a lavorare ed è un bene perché, da quando gli era preso il crampo dello scrittore, non lo si sopportava più, sempre tra i piedi in cucina. Di qui le giunga anche la mia di riconoscenza. Ossequi, Mary.

6 commenti:

  1. Strepitoso! Da gustare fino all'ultima parola 😃 complimenti!

    RispondiElimina
  2. Bellissimo! (Speriamo che i nemici si spaventino😀)

    RispondiElimina
  3. Anonimo11:23

    Geniale!
    Maristella

    RispondiElimina
  4. Fantastico, complimenti di cuore❤

    RispondiElimina
  5. Anonimo16:12

    Dott.Cionci ,presto il mondo scoprirà che Bergoglio non è il Papa. Lo scoprirà anche Dan Brown. Tenga duro insieme con noi. Giorgio Sfarzo.

    RispondiElimina
  6. Mira Mag16:46

    Mr. Dan Brown ha fatto prima di tanti intellettuali italiani, ha saputo apprezzare l'inchiesta del Dott. Cionci, il mondo delle lettere in Italia quando si sveglierà?????

    RispondiElimina

SI PREGA DI NON LASCIARE COMMENTI ANONIMI MA DI FIRMARSI (anche con un nome di fantasia).


LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...